Inaugurazione della mostra GIOVEDI’ 7 APRILE – ore 18:30 in presenza dell’artista
La mostra si articola attraverso i percorsi creativi di Giordano Martone tra il 1981 ed il 2021 e si suddivide in varie sezioni : I tessuti del mare – Strumenti musicali – Quadri in rilievo – Paesaggi – Svolgimento – Stampelle – La bellezza delle donne – Datemi un martello – Durante il Corona virus.
Giordano Martone (che firma le sue opere come Giordano) è nato a Napoli, dove vive ed ha lo studio (Arte e Dintorni). Laureato in chimica, ha iniziato sin da giovane la sua ricerca artistica da autodidatta, cimentandosi con diverse tecniche. E’ autore di numerosi quadri ad olio, ad acquarello, a tecnica mista, nonché di collage, sculture ed installazioni.
A tutt’oggi ha esposto in 11 mostre personali ed in più di 70 mostre collettive in Italia ed all’estero. Con il movimento artistico e culturale “Esasperatismo&Bidone”, fondato a Napoli nel 2000, ha partecipato alle tre Esposizioni Triennali Internazionali (Napoli, Castel dell’Ovo). Ha esposto tra l’altro alla Biennale Internazionale dell’Arte Contemporanea di Firenze, al “Spoleto Festival Art” all’Open Art a Roma, alla 1° Biennale ‘Arte Contemperanea di Salerno”, al Contemporary Art Talent Show, Fiera di Padova, al Miit di Torino, alla Biennale del LIBRO D’ARTISTA, al Napoli-Expo-Art-Polis al PAN (Palazzo delle Arti Napoli) e a Barcellona e Londra.
Un chimico che si cimenta con l’arte in una continua ricerca di nuovi materiali, nuove cromie, impianti figurativi che si succedono ad immagini astratte in una continua irrequieta ricerca di nuovi mezzi espressivi. Ricercatore Universitario dell’Università di Napoli Federico II si autodefinisce “pittore ricercatore”. Le opere esposte rappresentano parte della sua attività negli ultimi 40 anni.
Presentazione di Rosario Pinto
La caratteristica preminente che hanno avuto le arti visive nel corso del tempo è stata quella di fissare in modo stabile l’immagine delle cose, scoprendo dall’impronta primigenia in poi, lasciata forse, preterinzionalmente, sulla parete d’una caverna, che si dava possibile procedere a ciò che definiamo la rappresentazione analogica delle cose.
Né mancano, tutt’oggi, le arti figurative di soddisfare tale esigenza, pur dovendosi misurare esse in un improbo confronto con gli strumenti foto-elettronico-meccanici di riproduzione delle immagini.
Ma, ciò che nel tempo l’uomo ha scoperto è che la trascrizione analogica dell’immagine dell’oggetto non avveniva neutralmente, giacchè s’aggiungeva un quid pluris capace di fornire alle cose rappresentate un senso autonomo, spesso totalmente estraneo all’oggetto della raffigurazione.
Quando Giordano Martone si indirizza a definire l’ambito del suo impegno creativo nelle direzione della ricerca della ricerca, in realtà compie il processo di autoriconoscimento dell’arte, esaltando nel proprio gesto del fare il darsi di una dinamica costruttiva che agisce non in funzione di una prospettiva di imitazione, bensì secondo il flusso creativo di inventio.
Non basta: nell’atteggiamento di Giordano Martone c’è la consapevolezza matura d’una coscienza investigante, quella che sa mettere a confronto l’esperienza e la conoscenza delle cose con la curiosità incalzante interrogante che sa quanto possa essere vero che la creazione delle cose non consiste affatto nella sola loro realizzazione prodotta dal salto – illogico, per vero – dal piano dell’ipotesi metafisica alla sfera del fare esistenziale.
Giordano Martone interviene con umiltà e sapienza: l’atteggiamento del ricercatore disvela ed esalta, nello spessore gnosologico, la capacità dell’uomo di contribuire a dar corpo alle cose, riprendendo l’adusata via rinascimentale d’una concezione naturans della natura e fornendo un contributo asserverativo, ben fondato sul piano empirico alla prospettiva episte-mologica secondo cui esse est percipi.
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