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lettura teatrale – ARTAUD, PRESENZA ERETICA Variazioni sui Cenci

14.Foto Giorgia e Davide

Martedì 5 novembre alle 18:30
IIC MARSEILLE

VARIAZIONI SUI CENCI
Lettura teatrale con la Piccola Compagnia della Magnolia
Restituzione pubblica del laboratorio teatrale proposto da Piccola Compagnia della Magnolia nell’ambito del workshop per attori e allievi-attori, diretto da Giorgia Cerruti e Davide Giglio, presso l’Istituto dal 28 al 31 ottobre e dal 4 al 5 novembre 2024.

E tu per cosa bruci? Beatrice Cenci risponderebbe “per la verità”.
11 settembre 1599, Roma. Beatrice Cenci, nobildonna appartenuta a una delle più influenti famiglie rinascimentali romane, viene decapitata per parricidio, per essersi difesa dai ripetuti abusi di un padre violento e depravato. Vittima prima dei soprusi, poi della giustizia. Il processo spacca la città: “aver volontà di togliersi dall’ingiustizia è delitto o justizia?”
1935. Antonin Artaud, poeta, drammaturgo, attore, regista, teorico, di origine marsigliese scrive “I Cenci”. La sua tragedia (riscrittura di un’opera di P.B. Shelley – The Cenci, 1819 – e di Stendhal – Chroniques italiennes, 1837) prepara il terreno di una vera e propria rivoluzione tecnica, che l’autore chiamerà “Teatro della Crudeltà”. Crudeltà intesa come attributo del concetto di verità, come discesa ripida nella carne.
Giorgia Cerruti (attrice e regista) e Davide Giglio (attore), fondatori della Piccola Compagnia della Magnolia, una tra le più apprezzate compagnie italiane di teatro contemporaneo, propongono uno stage per attori e allievi-attori di lingua francofona. Attraversando la drammaturgia di Cenci e il pensiero teorico sul teatro di Antonin Artaud, lo stage focalizza il lavoro dell’attore sulla definizione di un’autorialità consapevole della propria presenza e dei segni che lascia dietro di sé sul palco. Si tratta di frequentare la propria interiorità, trapassare la soglia, l’involucro (il corpo, la voce) per trovare una via che sia insieme ritorno e progressione, una via che riporti il corpo a rinnovarsi per reimmergere sé stesso nel presente con autenticità. “Annullare la resistenza, l’opacità, allo spettacolo dell’anima” secondo Artaud. Siamo chiamati a ricreare la realtà con trasparenza, partendo dall’autenticità dei nostri mezzi e affinando l’agire scenico: cosa togliere per arrivare a questo? E cosa tenere? Come affinare la lama bianca della propria presenza? Domande senza una risposta universale, perché ogni attore ha la propria infanzia, la propria mamma, i propri gusti, i propri disgusti, le proprie paure e le proprie utopie, i sì, i no. E su questo meraviglioso magma si innesta il bagaglio tecnico. L’attore come subacqueo che scende di livello in livello nella propria interiorità, per restituire all’esterno uno sguardo condivisibile; l’attore come creatura “matematica” capace di innescare processi profondi; l’attore che crea una partitura originale con il proprio corpo e la propria voce e firma una personale presenza scenica; l’allenamento continuo teso a ridurre la distanza di reazione tra sensazione ed impulso. Si tratta di “muscolarizzare” il sentimento e non l’emozione, catturando forze nell’aria e curando la relazione con l’altro.

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  • Organizzato da: ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA DI MARSIGLIA